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  • 02.12.1444

Usi del detergente intimo

Si può usare un detergente intimo come “universale”?

 

Negli ultimi tempi sento delle persone, disinformate, che criticano l'uso del detergente intimo per un uso non specifico. Ovviamente le motivazioni non ci sono e si tratta di un cumulo di "opinioni" non suffragate da dati certi.

 

Se si possa usare un detergente intimo come detergente “universale”, è un interrogativo che mi sono posto spesso, negli anni scorsi. Poi mi sono dato una risposta definitiva che scoprirete alla fine di queste (poche) righe.

 

La prima considerazione da fare è che il complesso di detergenti persona sono, in effetti, praticamente uguali gli uni con gli altri. Per essere chiaro, un doccia schiuma è una forma “concentrata” di un normale sapone per mani ed un sapone mani è praticamente identico ad un bagno schiuma.

Gli elementi che cambiano sono degli additivi che vanno a caratterizzare la funzione d’uso.

Per essere chiaro o ancora più chiaro, vi propongo una tabella esemplificativa:

 

Prodotto

Quantità di materia attiva lavante

Additivi specifici

Detergente intimo

5 – 7%

Antiodore, emollienti, rinfrescanti

Sapone mani

5 – 7%

Profumo

Shampoo capelli

8 – 10%

Condizionanti, profumo, pH basso

Bagno schiuma

12 – 14%

Profumo

Doccia schiuma

14 – 18%

Profumo, emollienti, rinfrescanti

 

Il “sistema tensioattivo” è costruito sulla stessa base ed è, quasi sempre una miscela di anionici ed anfoteri. Più specificatamente Sodium laureth sulfate e cocamidopropil betaine.

Chiaramente le fragranze sono molto importanti e molto diverse tra loro. Non riesco ad immaginare un profumo utilizzato per un doccia schiuma men e inserito in un detergente intimo. Ma quello che interessa sottolineare, in questa sede, è che se prendo un bagno schiuma e lo diluisco al 50% ottengo un discreto sapone mani.

 

L’unico prodotto che sfugge a questa omologazione generale è il detergente intimo. Mentre in un gel doccia il rapporto tra il tensioattivo anionico e quello anfoterico (anti irritante) di 10 a 2, nell’intimo si va da un 5 a 5 fino a 10 di solo anfotero. Io non sono sempre d’accordo con quest’ultima moda formulistica ma sul mercato è quello che si trova.

 

Non solo per formulare un detergente intimo si usano tensioattivi particolarmente nobili e pochissimo irritanti, ma anche tutto il resto va di pari passo. Il profumo ad esempio, è sempre della categoria: nessun allergene e il meno irritante possibile. Idem per i conservanti. Tra una miscela di isotiazolinoni che sono molto irritanti, ed un fenossietanolo che non lo è per niente, non c’è storia.

 

In poche parole il formulatore bravo e che conosce la chimica, cercherà in tutti i modi, con tutte le conoscenze che ha, di mettere assieme una ricetta estremamente delicata perché, ed è ovvio, il distretto anatomico di pertinenza non deve essere irritato o sono dolori (non solo in senso figurato ma reale!).

 

Nei controlli random che facciamo ciclicamente in laboratorio quello che riscontriamo è esattamente quello che ho appena sostenuto. I detergenti intimi, fatto salvo alcuni furbastri, sono sempre molto più delicati degli altri protagonisti della detergenza personale, anche se portati a parità di “materia attiva lavante”: è proprio una tecnica di formulazione specifica.

 

Noi usiamo vari metodi ma quello che amiamo maggiormente, per la precisione dei risultati, è il test con colorante rosso neutro. Si tratta di prendere delle cellule epiteliali coltivate in laboratorio e “lavarle” con un detergente x o y. Durante il lavaggio, cioè il contatto tra detergente e cellule, cosa succede? Semplicemente le cellule reagiscono all’aggressione e liberano delle sostanze protettive, le “interleuchine” (ce ne sono molte ma a noi interessano quelle secrete dalle cellule epiteliali) che reagiscono con un colorante ed è quindi possibile “misurare” il grado di aggressione della miscela lavante con la pelle umana (questo è anche un metodo che sostituisce i test sugli animali da almeno 40 anni).

 

Ci sono molte persone che, volendo fare il lavoro di altre, dettano delle “opinioni” senza nessun supporto scientifico e senza un laboratorio di supporto. Siccome la verità, prima o poi, viene fuori, basterà aspettare per vedere chi vende fumo e chi no.

 

Ultimo capitolo di questa disamina.

 

Molte persone, da sempre direi, mi chiedono cosa fare in casi di forfora e di seborrea. Quali prodotti consigliare, strategie di routine eccetera.

Il primo argomento è che si deve controllare l’alimentazione. Moltissimi casi di manifestazioni indesiderate come forfora e capelli grassi, derivano da una dieta scorretta. In questo caso la cosmesi non può fare molto, ovviamente.

 

Ma se il problema è esogeno e non endogeno, allora qualche cosa si può e anzi si deve fare.

Il mio consiglio è molto semplice: si deve mettere a riposo il cuoio capelluto. Se non sopporto i capelli grassi me li laverò con estrema frequenza ma allora le ghiandole sebacee registreranno una carenza lipidica che le indurrà a produrre altro grasso. Il cuoio capelluto si irrita e comincia a desquamarsi con l’evidenza della forfora. Anche il fungo “Malassezia furfur” fornisce lo stesso quadro clinico.

 

Ecco allora l’idea, cerchiamo di irritare il meno possibile il cuoio capelluto ed il modo più semplice è di usare un detergente delicatissimo. Come dimostrato sopra, quello che si avvicina maggiormente a questo concetto è un detergente intimo. I consumatori poi hanno scoperto che l’intimo andava benissimo anche come sapone liquido, gel doccia eccetera.

Contrariamente a questo principio di logica, molti formulatori si accaniscono a creare prodotti molto potenti che certamente danno un risultato immediato ma che alla lunga ottengono il risultato opposto a quello desiderato.

 

Altra tecnica che ho consigliato è quella di far precedere un impacco a base di olio vegetale, al lavaggio. In questo modo il surplus di sebo viene sciolto dall’olio “pulendo senza lavare”.

 

Da almeno 25 anni molte persone usano questa strategia di igiene personale con ottimi risultati e non hanno nessuna intenzione di rinunciare ai benefici che hanno riscontrato.

Chi invece, senza basi e senza esperienza, si avventura a dare consigli che nella maggior parte dei casi, si rivela controproducente, ha tutta la mia disistima.

 

Fabrizio Zago

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